Il Volo dell'Angelo
Il Carnevale 2001 ha segnato un ritorno alla tradizione dei carnevali settecenteschi rimettendo in scena nuovamente, dopo secoli, IL VOLO DELL’ANGELO, così come si svolgeva ai tempi della Serenissima Repubblica. Da quell’anno, infatti – per la regia di Alessandro Bressanello, in collaborazione con la Compagnia dei Folli – la manifestazione simbolo del Carnevale, il volo dal campanile di San Marco, è tornata ad essere eseguito da una “Angelo” in carne ed ossa, sostituendo la più recente Colombina “ pupazzo”. Il primo foresto che ebbe l’onore di dare se non il proprio nome almeno quello della sua nazionalità ad un evento veneziano pare sia stato un turco (da cui la prima dizione de “Il volo del turco”) che per primo durante le celebrazioni del Giovedì Grasso, compì la coraggiosa ascesa camminando su una fune tesa fino alla cima del campanile di San Marco, per ridiscendere poi alla balconata principale del Palazzo Ducale ove omaggiò il Doge. Per decenni poi divenne un "…uomo armato di ali…egli veniva legato a certi anelli infilzati su di una gomena…lo si faceva ascendere e calare con gran velocità e agevolezza come se adoperasse le sue ali…" diventando Il Volo dell’Angelo. Le cronache veneziane raccolgono numerose testimonianze delle spericolate gesta di questi acrobati – di norma artigiani veneziani – che si cimentavano in questa prova di coraggio rischiando a volte la propria vita. Famoso fra questi è il volo di Santo di Ca’ Lezze che nel 1680, come narra Ivanovich nella sua “Minerva al tavolino” (Venezia 1681) "fece una maravigliosa ascesa sopra un cavallo vivo, per via d’alcune corde dal Canale al luogo delle Campane, entrando con esso cavallo dentro il Campanile" o che, nel 1681 "richiamò la curiosità col portarsi in una fisoliera per via di corde dal Canale al Campanile, col remo alla mano col moto d’una continua voga."
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